L'alimentazione
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Ormai non si parla più di “dieta” ma è opportuno parlare di “terapia nutrizionale” che deve seguire le stesse regole di buona igiene alimentare di qualsiasi altro bambino o ragazzo senza il diabete. L’alimentazione ideale non deve essere complessa o restrittiva e va adattata , ove possibile, al ragazzo e alla famiglia . Certo alcuni alimenti andranno consumati con moderazione, ma la dieta mediterranea permette comunque un'ampia gamma di alimenti alternativi tra i quali scegliere.
L’apporto calorico deve essere calcolato sulla base dell’età , del sesso e dell’attività fisica svolta e la distribuzione dei macronutrienti deve attenersi ai fabbisogni consigliati per la popolazione sana . Nei ragazzi affetti da diabete bisogna, però, porre una maggiore attenzione ai Carboidrati che sono i principali responsabili della variazione della glicemia ed è quindi importantissimo conoscerli e imparare a conteggiarli .
Cos’è la conta dei carboidrati ?
E’ un metodo che consente alla persona con diabete di adeguare la terapia insulinica alla quantità di carboidrati introdotta ad ogni pasto, consentendo una maggiore flessibilità nell’alimentazione . Tramite questo metodo è possibile stabilire la quantità di carboidrati assunti e regolare di conseguenza le unità di insulina da somministrare. Adattando meglio le unità di insulina all’alimentazione si dovrebbe avere anche un miglior controllo sulla glicemia .
Come tutte la tecniche, però, abbisogna di personale specializzato ( dietista e medico diabetologo) disposto ad accompagnare il paziente lungo tutto il percorso di educazione che consta di diverse tappe .
E' necessario sapere che prima di effettuare un pasto principale (come il pranzo) il bambino con diabete deve sempre eseguire la misurazione della glicemia e l'iniezione di insulina sotto cute.
L'attività fisica
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Il diabete giovanile non impedisce ai bambini e ai ragazzi di praticare uno sport.
L’attività fisica, al contrario, ha un valore terapeutico perché tra i tanti benefici che apporta, è stato dimostrato che aiuta a regolare i valori della glicemia e il compenso metabolico.
L’importanza dell’attività fisica
I diabetici che praticano attività sportive sono sempre più numerosi, raggiungendo elevati risultati con performance che nulla hanno da invidiare ai loro coetanei non diabetici.
Oltre che “socio culturale” vi è anche una motivazione psicologica che induce, specie i giovani insulino-dipendenti (condizione tipica del diabete infantile), ad impegnarsi nello sport. Esso, infatti, aumenta il senso di benessere e di sicurezza, riduce i livelli di ansia e di depressione, accresce la fiducia in sé stessi e la sensazione di “potenza” nei confronti del diabete.
Il controllo della glicemia quando si svolge attività fisica
Durante la pratica dell’attività fisica possono verificarsi episodi di ipoglicemia o iperglicemia.
Per evitarne l’insorgere o contrastarne gli effetti è importante rispettare alcuni accorgimenti e controllare sempre i valori di glicemia prima, durante (se l’allenamento è molto lungo) e dopo l’esercizio fisico. L’obiettivo è quello di mantenere il controllo glicemico sia durante l’attività fisica che dopo.
Iperglicemia da attività fisica
L’iperglicemia da esercizio è causata dall’insufficienza di insulina nell’organismo. Quando la glicemia sale al di sopra di 250 mg/dl è bene fare un test delle urine per la ricerca dei corpi chetonici.
Se sono presenti, è importante ritardare o rimandare l’esercizio fisico fino a quando essi non scompariranno. In caso di assenza di corpi chetonici l’esercizio fisico è accettabile fino a valori di glicemia superiori alla media e relativi allo stato di salute generale del diabetico.
Può capitare che il bambino diabetico abbia livelli di glicemia elevati immediatamente dopo aver praticato sport competitivi o un esercizio fisico intenso per effetto dell’adrenalina.
Ipoglicemia da attività fisica
L’ipoglicemia da esercizio fisico è causata dalla riduzione delle scorte di glicogeno in relazione all’aumento del consumo di energia dovuto all’attività fisica.
L’ipoglicemia può essere prevenuta con degli snack da consumare prima, durante o dopo l’esercizio fisico a seconda del tipo di sport praticato, della terapia insulinica utilizzata e del pasto del bambino. È importante sottolineare che il verificarsi di una ipoglicemia non significa necessariamente che il bambino diabetico debba abbandonare il campo di gioco, anzi, una volta risolta, è rassicurante e appropriato farlo tornare a giocare.
I bambini o i ragazzi possono confondere le sensazioni create dall’attività fisica con quelle dell’ipoglicemia. Per questa ragione è molto importante misurare effettivamente la glicemia dopo aver praticato sport per valutare gli effetti dell’esercizio e per fare quindi gli adattamenti necessari.
Cos'è il diabete mellito
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Cos’è il diabete mellito?
Il diabete mellito è una malattia cronica caratterizzata dall’aumento della concentrazione di glucosio nel sangue. Responsabile di questa condizione è un difetto nella produzione o nella funzionalità dell’insulina, un ormone secreto a livello del pancreas e indispensabile per il metabolismo degli zuccheri. Tutti gli zuccheri semplici e complessi (amidi), che vengono assunti con l’alimentazione, sono trasformati nel corso della digestione in glucosio, il quale rappresenta la principale fonte di energia per i muscoli e gli organi.
Affinché il glucosio possa fare il suo ingresso nelle cellule ed essere utilizzato come “carburante” è necessaria la presenza dell’insulina, prodotta da particolari cellule del pancreas (cellule beta) riunite in gruppi chiamati “Isole di Langherans”. Quando l’insulina è prodotta in quantità non sufficiente dal pancreas oppure le cellule dell’organismo non rispondono alla sua presenza, i livelli di glucosio nel sangue tendono ad innalzarsi favorendo la comparsa del diabete.
I tipi di diabete
Attualmente si distinguono tre diverse forme di diabete:
1) il diabete di tipo 1: un tempo chiamato diabete insulino-dipendente o diabete giovanile, riguarda il 10% dei casi di diabete e si sviluppa prevalentemente a partire dall’infanzia e dall’adolescenza. Nel diabete di tipo 1, la produzione di insulina da parte del pancreas viene soppressa o fortemente ridotta a causa della distruzione delle cellule beta da parte del sistema immunitario.
Le cause di questa malattia sono ancora sconosciute ma, attualmente, il diabete di tipo 1 è classificato come una “malattia autoimmune”, cioè legata a una reazione del sistema immunitario contro l’organismo stesso, scatenata da una concomitanza di fattori genetici e ambientali.
Alcuni dei suoi sintomi sono le urine abbondanti e frequenti, sete e fame eccessiva, dimagrimento;
2) il diabete di tipo 2: rappresenta la forma di diabete più comune e interessa il 90% dei casi. Prevalentemente, si sviluppa a partire dai 40 anni di età e colpisce principalmente i soggetti obesi o sovrappeso. Nel diabete di tipo 2, il pancreas è in grado di produrre insulina (seppur in maniera ridotta) ma le cellule dell’organismo non riescono a utilizzarla in modo efficiente: ciò comporta un aumento dei livelli di glucosio nel sangue. In genere, la presenza di diabete di tipo 2 può non essere rilevata per molti anni, in quanto l’iperglicemia si sviluppa gradualmente e non comporta sintomi particolarmente evidenti come quelli del diabete di tipo 1.
Alcuni dei sintomi tipi del diabete di tipo 2 sono: sensazione di stanchezza, frequente bisogno di urinare anche nelle ore notturne, sete inusuale, perdita di peso, visione offuscata e lenta guarigione delle ferite.
3) il diabete gestazionale: per diabete gestazionale si intende un aumento dei livelli di glucosio che si manifesta o viene rilevato per la prima volta nel periodo della gravidanza. Questa condizione si verifica nel 4% nelle donne in stato interessante. Generalmente, il diabete gestazionale tende a scomparire al termine della gravidanza, tuttavia, le donne che ne hanno sofferto presentano un rischio più elevato di sviluppare diabete di tipo 2 in età avanzata.
Quello che maggiormente colpisce i bambini e gli adolescenti è il tipo 1.
Criteri diagnostici
Oltre ai sintomi come la perdita di peso inspiegabile, l’aumento dell’urina emessa nelle 24 ore (poliuria) e l’accentuazione del senso di sete (polidipsia), la diagnosi del diabete è definita dalla presenza di uno dei seguenti valori nel sangue confermati in due diverse misurazioni:
- glicemia a digiuno ≥ 126 mg/dl (almeno 8 ore di digiuno);
- valore di glicemia casuale, cioè indipendentemente dal momento della giornata, ≥ 200 mg/dl;
- glicemia ≥ 200 mg/dl durante una curva da carico (OGTT) con la somministrazione di 75 g di glucosio.
Valori di glicemia compresi fra 140 a 200 mg/dl dopo un carico di glucosio definiscono una condizione nota come Alterata Tolleranza al Glucosio (IGT) mentre se il valore della glicemia a digiuno è compreso tra 100 e 125 mg/dl si parla di Alterata Glicemia a Digiuno (IFG). Seppur non classificabili come diabete, entrambe queste condizioni sono dette di “pre-diabete” e identificano un elevato rischio di sviluppare la malattia diabetica in futuro.
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