Dopo i 30 anni può arrivare il diabete di tipo 1
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L’insorgenza del diabete di tipo 1 ha la stessa probabilità di presentarsi dopo i 30 anni rispetto ad età più giovanili.
Questo dato deriva da un’indagine condotta da Nicholas Thomas dell’Università di Exeter sul database nazionale UK Biobank, e sembra confutare la nozione secondo cui il diabete di tipo 1 sia prevalentemente una patologia “giovanile”.
A livello clinico, si tratta di dati particolarmente rilevanti in medicina di base, laddove i soggetti che sviluppano un diabete di natura autoimmune in età adulta ricevono spesso una diagnosi erronea di diabete di tipo 2. Ciò si deve non solo alla predominanza di quest’ultima forma della malattia, ma anche al fatto che i test per identificare il diabete autoimmune sono troppo costosi per l’uso di routine. Inoltre, viene dato per scontato il fatto che l’essere sovrappeso sia quasi una regola nel diabete di tipo 2, quando invece caratterizza anche il diabete di tipo 1.
I medici, comunque, dovrebbero essere consapevoli di questa possibilità, un fenomeno denominato LADA, che potrebbe essere sospettato quando il paziente non reagisce come previsto alle terapie raccomandate per il diabete di tipo 2. L’uso di cartelle cliniche per studiare il diabete di tipo 1 negli adulti non è scevro da errori, in quanto classificazione clinica e prescrizione di insulina non sono sistematiche, data la mancanza di criteri diagnostici basati sul tipo di diabete. La presenza di autoanticorpi specifici potrebbe rivelare indizi, ma essi non vengono misurati di routine negli adulti, ed anche in caso lo fossero avrebbero sempre meno potere discriminativo che nei bambini, portando ad un elevato tasso di falsi positivi.
Per aggirare il problema, nel presente studio condotto all’Università di Exeter è stato fatto uso di un nuovo e solido approccio genetico basato su una scala di rischio comprendente 30 polimorfismi di singoli nucleotidi associati al diabete di tipo 1 (T1D-GRS). Questo metodo si candida come strumento innovativo per investigare l’eziologia del diabete (ovvero lo studio delle cause della malattia) su grandi campioni di persone senza dosaggi anticorpali. La distribuzione del diabete di tipo 1 risulta uniforme nei primi 6 decenni di vita, ma dopo i 30 anni l’incremento di quello di tipo 2 rende i casi di tipo 1 difficili da riconoscere e trattare correttamente. Nel Regno Unito ad esempio, anche i soggetti che lo sviluppano nell’infanzia o nell’adolescenza vengono spesso categorizzati nelle cartelle cliniche come casi di diabete di tipo 2 quando divengono adulti.
Fonte: European Association for the Study of Diabetes 2016 Annual Meeting, abstract 264, presentato il 16/9
giornata mondiale del diabete 14 novembre 2016
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Il 14 novembre è la Giornata Mondiale del Diabete, giorno che coincide con la nascita di Frederick Banting, figura di spicco nella scoperta del diabete.
In un’ottica di sensibilizzazione e prevenzione del diabete anche come malattia sociale, molte città in tutto il mondo hanno proiettato una luce blu su alcuni monumenti pubblici. Il blu è il colore che rappresenta il diabete nel mondo – ci ricorda il colore del cielo e la bandiera dell’ONU, l’Organizzazione delle Nazioni Unite, impegnata anche nella lotta contro il diabete, segnalando a tutti i Governi nel mondo la necessità di agire (“It’s time to act”) in modo efficace contro il diabete e l’obesità, due malattie strettamente correlate e in crescita.
SOD Diabetologia Pediatrica
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Viaggiare tranquilli
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Viaggiare tranquilli
Chi ha il diabete può viaggiare e andare in vacanza come chiunque altro, purché ricordi che la sua malattia richiede particolari attenzioni: viaggio e vacanza infatti possono comportare cambiamenti nelle abitudini (alimentazione diversa, orari diversi) e questo, se non viene attentamente programmato, può rendere più difficoltoso il controllo della glicemia.
Anche per i giovani con diabete viaggiare, anche da soli, costituisce un importante opportunità di crescita che può aiutare a rafforzare la propria autostima e il proprio autocontrollo.
Nessuna meta è preclusa ai giovani con diabete e più in generale alle persone con diabete, tuttavia è consigliato, prima di decidere dove andare in vacanza verificare le coperture sanitarie del Paese che si vuole visitare e capire se sono richieste coperture assicurative particolari.
Se pensate di viaggiare con un gruppo di amici fate in modo che qualcuno di loro sia a conoscenza della vostra malattia e possa aiutarvi in caso di emergenza.
Una buona pianificazione è necessaria per potersi godere le vacanze il più possibile senza inconvenienti. E’ consigliato quindi, prima della partenza, segnarsi i numeri di emergenza (Ospedali e/o Centri di cura per il diabete) della località verso cui si è diretti. Inoltre, una volta programmato il vostro viaggio, se avete dubbi sulla gestione della vostra terapia ( orari e cibi diversi, fuso orario e/o attività sportive intense) parlatene con il vostro diabetologo che vi aiuterà ad adattare la terapia più idonea all’occasione.
Cosa mettere in valigia…anzi nel BAGAGLIO A MANO?
- DOCUMENTI: Tessera Sanitaria e CERTIFICATO MEDICO del vostro diabetologo che attesti la malattia e certifichi che trasportate il materiale necessario per la gestione del diabete (In Italiano, inglese e possibilmente anche nella Lingua del paese Estero che intendete visitare).
- INSULINA* ( Le PENNE che vi servono per il periodo + una quantità adeguata di scorta)
- Glucometro + striscette reattive
- Strisce per chetoni
- Pungidito
- Aghi per penne
- Siringhe per insulina ( anche se non si useranno è prudente averne qualcuna di scorta)
- Glucagone (Se rimanete in Italia è consigliabile anche avere una ricetta bianca di riserva )
Se avete in uso un MICROINFUSORE occorre portiate con voi anche i Cambi set per microinfusore,
( sempre qualcuno in più del necessario!!) e se avete il Sensore dotatevi anche di qualcuno di riserva.
Non dimenticativi del Ricevitore o lettore per sensori con i relativi cavi di alimentazione.
in auto, pullman, treno
In auto, non riponete l'insulina nel baule o nel cruscotto, ma tenetela all'interno dell'abitacolo (es. sotto il sedile, in un contenitore termico).
Se guidate, fate massima attenzione al rischio di ipoglicemia che potrebbe manifestarsi anche senza sintomi premonitori (il glucagone è il farmaco di emergenza per le crisi ipoglicemiche).
Tenete sempre a disposizione una fonte di zuccheri (caramelle, zollette di zucchero, frutta, biscotti, grissini): fermatevi alle prime avvisaglie di ipoglicemia e ingerire subito un alimento. Portate con voi uno spuntino o una quantità di cibo sufficiente a sopperire a eventuali ritardi (es. per un guasto del mezzo su cui viaggiate o perché siete rimasti bloccati in un ingorgo) o a uno sforzo fisico imprevisto.
Evitate le bevande alcoliche. Non aumentano la resistenza alla fatica e riducono la prontezza di riflessi rendendo pericolosamente tardiva la risposta agli ostacoli.
In aereo
Tenete la scorta di insulina e medicinali nel bagaglio a mano riponendola in modo da essere certi che non si rompa.
Un volo di poche ore non implica alcuna variazione di terapia o di abitudini alimentari. Diverso è il caso di un viaggio intercontinentale con cambio di molti fusi orari e rilevanti mutamenti negli orari dei pasti.
In caso di diabete insulino-dipendente occorrono maggiori cautele. I viaggi verso Nord e Sud non modificano la durata della giornata perciò non richiedono cambiamenti nel dosaggio di insulina. I viaggi verso Est e Ovest invece rispettivamente accorciano o allungano la giornata per cui, soprattutto se si attraversano più di sei fusi orari, occorrerà stabilire con il proprio diabetologo uno schema di aggiustamento delle dosi e dei tempi della somministrazione dell'insulina. Per evitare errori nel calcolare le ore trascorse dall'ultima iniezione, tenete un orologio fissato sul fuso orario della partenza.
La celiachia
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La celiachia
Studi epidemiologici hanno evidenziato come persone con diabete di tipo 1 dimostrino una particolare predisposizione a sviluppare altre patologie autoimmuni. La più frequente è la tiroidite autoimmune, seguita dalla celiachia.
La celiachia è provocata da una decisa risposta autoimmunitaria scatenata dall'ingestione di glutine presente nel frumento, nell'orzo, nella segale, nell’avena. Questa risposta danneggia il rivestimento interno dell'intestino e precisamente i villi, ‘appiattendoli’ e riducendone la capacità di assorbire sali minerali (ferro e calcio, per esempio), vitamine e proteine.
La celiachia si può manifestare in modo sintomatico e asintomatico; nelle persone con diabete di tipo 1 è più comune in modo asintomatico.
Per questo motivo questi pazienti sono costantemente valutati per la celiachia. Lo screening della malattia prevede l’esame anticorpale all’esordio della patologia e successivamente ogni 12 mesi.
La gestione della malattia celiaca richiede alla famiglia una non comune conoscenza tecnica. Potremmo dire che i genitori e i pazienti devono fare un corso accelerato di scienze della preparazione alimentare.
In natura il glutine si trova solo in alcuni cereali quali: frumento, orzo, segale, e in altri in misura minore (farro, sorgo, spelta etc).
Questo significa che il glutine è parte integrante di farina, pasta in quasi ogni forma, pane, pangrattato, grissini e ogni sostituto del pane, focaccia, pizza, crusca, muesli, corn-flakes nonché dolci, biscotti e torte. Non si trova glutine invece in cereali e vegetali quali riso, legumi, mais, patate e soia. Fin qui è tutto abbastanza semplice. Esistono però numerosi prodotti apparentemente neutri (caramelle, gelati, salumi) il cui processo di lavorazione prevede l’utilizzo di farine di glutine. E’ necessario quindi leggere con estrema attenzione gli ingredienti dei prodotti, così come raccogliere molte conoscenze sulla preparazione dei piatti cucinati.
Molte industrie alimentari hanno messo in commercio alimenti senza glutine: pane, pasta, biscotti, dolci, cracker, grissini, fette biscottate, merende. Recente è l’introduzione di linee di prodotti alimentari compatibili sia con una dieta priva di glutine sia con una a basso tenore di zuccheri semplici.
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